\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Una situazione interlocutoria nei confronti di una diffusa tendenza al riformismo politico interessava il regno di Sardegna. I d
ue sovrani Vittorio Amedeo II (1685-1730) e Carlo Emanuele III (1730-73), si servirono dellÆopera di due abili ministri, il marchese Cesare dÆOrmea e Giambattista Bogino, per favorire lo svecchiamento delle strutture dello stato. Sotto il primo fu riform
ata lÆalta amministrazione (1717), con la creazione di un Consiglio di stato e di un Consiglio generale delle finanze e la messa in opera di una vasta rete di intendenti provinciali, fu unificata la legislazione penale e civile (1724), incoraggiata lÆist
ruzione e potenziata lÆuniversitα di Torino, spogliata la nobiltα di tutti i beni e privilegi per i quali non fosse possibile produrre un titolo legittimo di possesso e promossa la trasformazione della maggior parte dei nobili in funzionari dello stato e
della dinastia, lanciata unÆenergica politica giurisdizionalistica nei confronti della Chiesa cattolica e del clero, contenuto nelle sue immunitα e sostituito in molti istituti caritativi dallÆassistenza statale. Questo aspetto giurisdizionalistico fu a
bbandonato negli ultimi anni del regno di Vittorio Amedeo II e sotto il successore Carlo Emanuele III: nel 1727 fu stipulato un concordato con Roma e nel 1736 Carlo Emanuele III non solo licenzi≥ alcuni professori dellÆuniversitα torinese per le loro aff
ermazioni anticuriali, ma si spinse sino a tradire le norme dellÆospitalitα politica, attirando con uno stratagemma nei suoi stati e tenendo in prigione sino alla morte lÆesule napoletano Pietro Giannone. Il riformismo sabaudo prosegu∞ solo a favore dell
a Sardegna, terra fino allora negletta; comunque cess≥ del tutto con Vittorio Amedeo III (1773-96). Una prova indiretta del fatto che il riformismo sabaudo si era svolto sotto la spinta della ôragion di statoö pu≥ essere desunta dalla mancanza a Torino d
i un fenomeno normale a Firenze o a Milano o a Napoli, quello della classe colta, illuminata che collaborava con il principe nelle riforme. Alla presenza di G. R. Carli o di P. Verri a Milano, di P. Neri o di F.M. Gianni a Firenze, di A. Genovesi a Napol
i, qui fa da contrappunto lÆimmagine dellÆintellettuale isolato, lontano dalla realtα politica; Φ il caso di A. Radicati di Passerano che, deluso dal concordato del 1727, abbandon≥ il servizio di Vittorio Amedeo II per farsi avventuriero e filosofo girov
ago (morirα in Olanda nel 1737), di V. Alfieri che abbandon≥ le proprietα per spiemontizzarsi, o di D. F. Vasco.